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Si rifiuta di vedere “Quo Vado?” e viene accusato di minaccia alla sicurezza nazionale

Si rifiuta di vedere “Quo Vado?” e viene accusato di minaccia alla sicurezza nazionale - Lercio

Multisa (LE) – Il signor Michele Andrieotto, operaio siderurgico del reparto ghisa ormai in pensione, non avrebbe mai immaginato che un gesto per lui assolutamente spontaneo e quotidiano, la semplice manifestazione di una scelta personale, in un’epoca di barbaro appiattimento culturale e di deprimente omologazione intellettuale, avrebbe avuto per lui conseguenze così nefaste.

Giunto dopo un tortuoso viaggio di 12 ore in bicicletta, treno e pullman, alla biglietteria di un enorme multiplex con ben 19 sale, unico cinema nell’arco di 700 km dal suo comune di residenza, l’uomo è stato prontamente informato da Fittizia, la cassiera, che era fortunato perché rimaneva ancora un posto disponibile a causa del decesso di un uomo calpestato dalla folla in attesa, che aveva aquistato l’ultimo biglietto disponibile per il nuovo film di Checco Zalone nella proiezione delle 00.30.
Andrieotto, dopo aver verificato che erano ancora solo le 19.00, ha ringraziato per la premura ma ha precisato che non era lì per vedere Quo Vado? ma bensì Francofonia, l’opera più recente del regista russo Aleksandr Sokurov, dedicata al museo del Louvre di Parigi.
Un attimo!” – ha ribattuto la ragazza, sollevando un indice con la sinistra e la cornetta di un telefono con la destra – “Ehm, direttore, credo che si stia verificando un problema”.
Pochi secondi dopo, il responsabile del complesso è apparso in biglietteria con aria incredula e si è rivolto al pensionato: “Mi scusi, qualcosa non va? Ho saputo che non è qui per vedere Zalone”.

Andrieotto, sorpreso, ha risposto che sì, in effetti era lì per Sokurov ma il direttore ha precisato che quello era solo il frutto di un malinteso dato che credeva che Francofonia intendesse un documentario su Califano. “Quando abbiamo visto che parlava di quadri abbiamo allestito il ripostiglio delle scope con uno strofinaccio a mo’ di schermo e due sedie pieghevoli e l’abbiamo chiamato Sala 20. Non lo vorrà vedere nessuno, nemmeno gli addetti alle pulizie, ma ci tenevamo a sottolineare la nostra avversione nei confronti del pensiero unico”.
Ecco, io sono qui per vedere proprio quello!” ha ribadito un allibito Andrieotto.
Direttore, chiamo la sicurezza?”, ha domandato Fittizia in preda a una crescente apprensione.
Direi che se il signore insiste non potremo farne a meno” – ha confermato il direttore, che poi è tornato a rivolgersi al pensionato – “Ammiri quel tabellone. È quasi perfetto, manca solo il suo biglietto e sarà completo. Cosa c’è? Non si reputa all’altezza di un film complesso come quello di Checco? Guardi che i film di Natale non devono più fare paura alla Sinistra! Non ricorda che Bertinotti portava tranquillamente i nipotini a vedere Boldi & De Sica? E pensi a quanto ha fatto quel martire per la causa progressista!
Non mi interessa”” – ha risposto un sempre più frastornato Andrieotto – “Voglio vedere il film sul Louvre. Una volta sono stato a Parigi in gita con la CGIL e non mi è sembrata male, quasi meglio di Vladivostok!
A quel punto il direttore, secondo la testimonianza delle tredicimila persone in attesa sin dal mattino di una qualsiasi delle 180 proiezioni giornaliere di Quo Vado?, ha cominciato a perdere la pazienza: “Senta, che problema ha? È un anarchico, per caso? Un terrorista? È forse dell’Isis?! La smetta di essere un dinosauro! Zalone ha saputo abbattere gli steccati, le barriere che dividevano ideologie contrapposte cariche di odio cieco e ingiustificato. Piace a Vendola come a Salvini, alla Meloni come a Civati, a Renzi come a Berlusconi, e si sa come si detestavano quei due! Dal coatto della borgata romana al radical chic della collina torinese, tutti hanno finalmente trovato un solido punto in comune su cui fondare un percorso da condividere. È finito il tempo della divisione, quest’epoca chiede di essere uniti contro il nemico, qualunque esso sia!

Di fronte alla indefessa resistenza di Andrieotto, il direttore ha dato una significativa occhiata alla cassiera, che ha chiamato la sicurezza con un pulsante nascosto posizionato sul pavimento, due energumeni sbucati dal nulla hanno sollevato di peso il povero pensionato mentre il direttore gli requisiva i documenti per segnarsi le generalità del facinoroso e inoltrarle al ministro della Cultura Franceschini – che ha sottolineato come il film di Zalone risolleverà tutto il cinema e la bellezza del nostro paese – il quale le avrebbe comunicate al presidente del Consiglio Renzi – che ha dichiarato di aver visto Quo Vado? già 17 volte e che, nonostante i gufi che inneggiano al flop, lo ha reso ancora più orgoglioso di essere italiano – il quale a sua volta le ha comunicate al ministro dell’Istruzione Giannini – che ha tenuto a sottolineare l’importanza del lungometraggio diretto da Gennaro Nunziante per il rilancio del latino nelle scuole – la quale le ha inviate al ministro dell’Interno Alfano – che ha parlato di grave minaccia alla sicurezza e alla pace dell’intera nazione da parte di uno scellerato che vuole sfidare i nostri valori e la nostra identità – il quale le ha comunicate al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Poletti che, poiché l’INPS viene finanziato con gli incassi dei film di Zalone, ha prontamente avviato l’iter di interruzione dell’erogazione della pensione al povero Andrieotto, cui sono stati sfilati anche 50 euro di biglietto (comprensivi di Coca Cola da 3 litri e secchio di pop corn gigante) per poi essere accompagnato nella sala 19, fila Z, posto 75, dopo avergli applicato dei divaricatori alle palpebre modello Ludovico Van, perché non si perdesse nemmeno un fotogramma della quarta fatica del Checco nazionale.

Augusto Rasori