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Scandalo Wrestling: scoperti più di 10.000 incontri non decisi a tavolino

Scandalo Wrestling: scoperti più di 10.000 incontri non decisi a tavolino - Lercio

LACCIO CALIFORNIANO (LC) – Una vera e propria bufera potrebbe scatenarsi contro l’intero panorama globale del Pro Wrestling. Secondo la testimonianza di Alfredo “Al” Cogan, ex wrestler professionista, infatti, sarebbero almeno 10.000 gli incontri non decisi a tavolino: una sterminata serie di mancati “biscotti” che, se confermati, rischiano di far chiudere decine di federazioni mondiali, travolte da quello che i media hanno già definito “Wrestlingopoli”.

“Innanzitutto, voglio smentire le voci che dicono che questo è uno sport assolutamente finto” racconta Cogan mostrando alcune cicatrici. “Vedete? Questa me la sono fatta chiudendomi la mano nella portiera, perché ero in ritardo per un match”, dice mostrando una mano malconcia, “e questa? Ripetuti colpi contro spigoli e stipiti mentre cercavo gli anabolizzanti”, mostrandoci un piede con un mignolino consunto, sebbene muscolosissimo.

Al, in compagnia dei suoi avvocati, sventola alcune carte della federazione presso cui lavorava e combatteva e su cui, annotate con cura, compaiono intere porzioni di incontri ancora da disputarsi piene di dettagli: mosse da eseguire, durata precisa e quale profilo porre in favore di telecamera. Notiamo, nella fattispecie, una porzione di copione in cui si legge chiaramente “Cogan lose in 8:48”.

“Sono sempre stato un guerriero: Al era il mio nome di battaglia”, racconta Cogan, “mi piaceva, me lo sono scelto io e mi appartiene come una seconda pelle. Quando ho letto che per la sesta settimana consecutiva, seppur con minutaggi diversi, avrei dovuto perdere, ho deciso che avrei cambiato l’esito dell’incontro”.

Cogan racconta che durante quell’incontro cambiò volutamente il copione, nel bel mezzo del match e senza avvisare arbitro, avversario e dirigenza. Al arrivò perfino a utilizzare colpi portati realmente e mosse quasi proibite per ottenere una vittoria che non doveva esistere, scombussolando così la sceneggiatura dell’incontro. “Perché l’ho fatto? Perché ero stanco di dover subire sconfitte umilianti e improbabili. Una volta, durante un match, ho perfino dovuto fingere di farmi distrarre da una ragazza in bikini, mentre il mio avversario mi assestava una sediata in un orecchio. Questo è inaccettabile, dato che sono potentemente omosessuale. Ah, e poi ho mandato a puttane il giro di scommesse organizzato dall’arbitro. Ho guadagnato 1 milione di dollari”.  

Dopo qualche settimana dopo il suo gesto di insubordinazione, Al combatté il suo ultimo incontro, perso malamente a bastonate e ginocchiate nei denti, in un 7 contro 1 che, da copione avrebbe invece dovuto vincere al secondo minuto. Cogan, con quel poco di lucidità conservata grazie alla morfina, decise di andarsene sbattendo la porta, ma non prima di mettere da parte una manciata di copioni con finali predeterminati, registrazioni compromettenti e ricevute di scommesse clandestine, tra cui spiccano le firme dei famosi Louis Jester, Joseph Misters e Gianlouis Mac Buffon.

Nelle registrazioni si sentono chiaramente lottatori dire all’avversario che mosse fare (come potete vedere dall’immagine esclusiva) e dove mettersi, oltre a come e dove subire il conteggio decisivo. “Ed era esattamente così, prima. Ma sono in tanti a aver seguito il mio esempio, posso documentare migliaia di casi, dopo il mio. Si è aperta un’epoca del tutto nuova” ha detto Cogan, che ha deciso di eliminare ogni falsità dalla sua vita e di è fatto di recente impiantare i pettorali di un geometra di Jesolo.

Tuttavia, molti appassionati di wrestling si scagliano ora contro di lui, sostenendo che i fan guardano questo spettacolo appunto perché c’è una sceneggiatura dietro, e che solo un bambino o un ultra-trentenne con disturbi sociali potrebbe interessarsi a un match tra due bestioni in mutande privi di ragione. “Eppure questo sport mi piace e vorrei continuare a restare in questo mondo. Magari come arbitro – conclude Cogan – appena avrò imparato a contare fino a 3″.

 

Marco Bressanini e Stefano Pisani