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Saltava il calcetto per farsi le mogli degli amici: “Che stronzo, ci ha sempre fatto giocare in 9”

Saltava il calcetto per farsi le mogli degli amici: "Che stronzo, ci ha sempre fatto giocare in 9” - Lercio

San Rigore al Novantesimo (Napoli) – “Ogni volta che lo chiamavo confermava la sua presenza. E io lo contavo, ogni santissima volta. Poi a cinque minuti dall’inizio della partita mi contattava dicendo che aveva avuto un lutto, un imprevisto, una successione di morte, una carestia o non so cos’altro. Una volta mi disse chiaramente che la sua religione gli impediva di giocare il 12 Febbraio perché era l’anniversario della scomparsa del loro padre fondatore, Don Satanasso Infernale. Ed io ci credevo sempre. Tutti ci credevamo sempre. Chi poteva mai immaginare una storia così?”, sono queste le parole di Antonio Lo Cocchiaro, venticinquenne del posto e già in lizza per il premio Nobel per la Pace, istituito ad honorem per tutti gli organizzatori del calcetto settimanale. Lo Cocchiaro e la sua banda trovavano un po’ strano l’atteggiamento di un loro amico, Gonsalo Iguaino, che continuava ad “appendere” le partite giusto un attimo prima del loro effettivo inizio, tanto da costringere i ragazzi a dover giocare in nove per non annullarla.

“Giocavamo perché oramai eravamo al campo e non volevamo farci rovinare la serata da lui. I miei amici mi dicevano sempre di smettere di chiamarlo ma lui mi prometteva ogni volta che non ci sarebbe ricascato e che sarebbe venuto. In realtà confesso che ogni tanto si offriva di pagare il campo a tutti e lo faceva pure, solo che quei soldi me li intascavo io. Li consideravo un degno emolumento al mio ruolo di organizzatore. Erano quaranta euro, mica una polizza sulla vita, dai!”, continua Lo Cocchiaro, mentre si asciuga il sudore della fronte con delle mazzette di soldi.

“Poi è successo il fattaccio”, spiega, “una sera della settimana scorsa uno dei nostri, Arturo Mazzaferrata, si è rotto le palle e ha preferito non giocare invece che fare l’ennesimo cinque contro quattro  e di fatto ristabilendo la parità in campo. È tornato a casa e ha trovato sua moglie al letto con Iguaino. Lui indossava anche il suo completo da calcetto. Un dolore dopo l’altro. Arturo non ha retto al colpo e ha avuto un principio d’infarto,  l’ultima volta che è successo è stato dopo che il Napoli s’è venduto Lavezzi al Psg. Teneva persino il tatuaggio del suo volto sulla gamba: se l’è fatto cambiare in Hamsik ma ha dovuto prima togliere tutta la pelle e poi prelevarla da altre parti. Una faticaccia e un dolore che non vi dico. Ma d’altronde si fa fare i tatuaggi dal macellaio all’angolo, non gli si può chiedere di più con quello che ha in negozio”.

In quella giornata il gruppo di amici scopre la verità: Iguaino saltava ogni volta l’incontro settimanale per dedicarsi al piacere corporale con le ragazze del gruppo, alcune anche sposate e con figli (molti di questi ormai lo chiamavano “Papito”), ben consapevole che per un’ora o più i rispettivi compagni sarebbero stati lontani dalla loro casa. Un piano astutamente perfetto, che avrebbe potuto protrarsi all’infinito se solo Iguaino fosse riuscito a trovare un semplice sostituto per il calcetto, in modo da far giocare i compagni in dieci e poter essere libero di copulare selvaggiamente con le sue molteplici amanti.

“Purtroppo non conoscevo nessuno adatto a giocare”, spiega Iguaino scrivendo su un block-notes i suoi pensieri mentre è bloccato all’ospedale “Amici di Ciro Immobile” di Somma Aversana dopo una visita non troppo gentile dei suoi amici, “e quindi mi trovavo costretto a questo trucco per cercare di costringerli a giocare con continuità. Mi pento di ciò che ho fatto e, se le cinque ossa rotte guariranno presto, giuro che voglio tornare a giocare con tutti loro. Ho scoperto finalmente quanto mi manca l’affetto dei miei carissimi compagni”.

“Comunque dovevamo sospettarlo”, confessa Lo Cocchiaro, “l’unica volta che è arrivato in anticipo è stato in un match contro le nostre mogli. In quel caso, ricordo benissimo che sbagliò spogliatoio e ci rimase per più di un’ora prima dell’inizio del match. Ai tempi pensai che avesse solo dimenticato gli occhiali e non si fosse accorto dell’errore. Ora non ne sono poi così tanto sicuro. In effetti ora non sono nemmeno tanto sicuro che i figli che ho siano miei, ma di questo parleremo dopo la TAC che dovrà fare. Se non ci sono troppi problemi, gliene procurerò altri”.

“La cosa che più ci fa male”, conclude Lo Cocchiaro, “è che ci ha sempre fatto giocare in nove. Sì, ok, si scopava ripetutamente mia moglie ma fa niente, lo fa anche il muratore ma almeno lui m’ha ristrutturato casa gratis. Sarò disposto a perdonarlo ma solo se ritornerà a giocare con continuità. E se avrà bisogno di un incentivo porteremo le ragazze a bordo campo. Per il bene del calcetto questo ed altro”.

Davide Paolino