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Robin Williams: “La voce del canone Rai ha rovinato la mia carriera”

HOLLYWOOD (LOS ANGELES) – È un artista amareggiato il premio Oscar per Will Hunting-Genio ribelle. L’Italia è uno dei paesi che l’ha amato di più e che lui ha sempre contraccambiato con trasporto. Ma ora, per colpa di anni di micidialmente puntuali e impietosi spot che esortano a pagare il canone Rai, adesso definita tassa di possesso di una televisione, la sua carriera nel Belpaese è pressoché alla frutta: “Sono furioso con la Rai”, dichiara lo storico interprete di Mork e di Peter Pan in Hook, “con tanti doppiatori che c’erano per recitare lo spot doveva usare proprio il mio?!” Non potevano usare quello di Kevin Costner? Ormai lui non combina più un c…o!”

In effetti è difficile dargli torto. A chi di noi non è capitato negli ultimi anni di vedere un film interpretato da Williams e di pensare a quei più di cento euro spesi per poi assistere all’ennesima stagione di Don Matteo, Porta a Porta o alle partite della nazionale commentate da Bruno Gentili?

“È il peggio è che tanti pensano che sia veramente io a parlare”, continua l’attore, “e così quando vedono la mia faccia cambiano canale o scelgono un’altra sala e pensano ‘Gli ho già dato 112 euro (quest’anno 113,50, n.d.r.) ‘mo pure altri 10 di biglietto?’“. Fortuna, allora, che è intervenuta Sky: “Già! Ho guadagnato di più a far lo scemo in quei due minuti di spot che con Jumanji e Flubber messi insieme! Oh, al diavolo, adoro l’Italia. Comunque passate al satellite!”

Augusto Rasori