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Presidente Unesco divorzia, ex moglie pretende metà del patrimonio mondiale dell’Umanità

Presidente Unesco divorzia, ex moglie pretende metà del patrimonio mondiale dell'Umanità - Lercio

LE(GO) – La storia è di quelle da non credere, se non fosse che siamo nel 2017 e tutti ormai sono disposti a credere a tutto.
Quella che sembrava soltanto un’agenzia a tutela della bellezza nel mondo si è dimostrata l’ennesima macchinazione familistica e ora che si è passati per le vie legali, il pianeta si scopre improvvisamente orfano delle sue migliori opere e attrattive, e non stiamo parlando del DNA di Diletta Leotta ma del patrimonio mondiale dell’Umanità, ora al centro di una contesa legale scaturita dal divorzio del presidente della commissione italiana dalla sua coniuge, che ne pretende la metà.

Questa eventualità si sarebbe potuta evitare se il mondo lo avesse saputo prima, ma, oltre alla ormai ex coppia, il solo a saperlo sulla Terra era Bob Dylan che decise di comunicarlo solo nel caso avesse vinto il Premio Nobel per la Fisica dopo essere riuscito a dimostrare poeticamente che le risposte soffiano nel vento. Ricevuto il Nobel sbagliato, Dylan si è offeso e si è tenuto l’informazione per sé ed ora ci apprestiamo ad assistere al processo più assurdo della storia.
Un causa senza precedenti, talmente inedita che si è dovuto creare un tribunale apposito utilizzando otto milioni e quattrocentomila mattoncini del Lego. Anche la corte d’assise è stata formata appositamente, e consterà di sei elementi a garanzia di imparzialità e tutela dei beni contesi. Ci saranno: Kim Jong Un, Carlo Tavecchio, Terence Hill nel ruolo di Don Matteo e Lorenzo Insigne (era stata mandata la notifica di convocazione a Daniele De Rossi ma il centrocampista della Roma ha indicato il fantasista del Napoli come profilo più adatto, e poi è tornato a organizzare risse nel salotto di casa sua). Per la nomina delle componenti femminili della Corte, l’incarico è stato affidato a Harvey Weinstein.

La prima decisione della giuria è stata di parlare delle due parti in causa tramite una nuova denominazione. Non più “Marito” e “Moglie”, terminologia dal retaggio patriarcale, nemmeno “Coniuge 1 e Coniuge 2”, la cui numerazione è potenzialmente discriminante. In aula e negli atti ufficiale del processo verranno chiamati “quei due stronzi”, per buttarla sul piano informale.
Tutto resterà in bilico fino al verdetto della giuria, dopo che uno dei due stronzi ha rifiutato l’accordo offertogli di fare a metà di tutto, potendo tenere per sé le aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata, a patto di cedere completamente la barriera corallina australiana. “Tienilo tu quell’ammasso di macerie tutte da ristrutturare!” è stata la risposta, seguita da: “Dammi il 50% di barriera corallina che mi spetta che mi butto nel business delle collanine di merda!”.
Dalle ore immediatamente successive il rifiuto dell’offerta, l’altro stronzo è sorvegliato a vista. Si teme per la sua vita, dopo che egli stesso ha tentato il suicidio ingerendo una massiccia dose di pillole di saggezza di Gramellini.

Ma ora un nuovo problema sorge all’orizzonte: il tribunale costruito con otto milioni e quattrocentomila mattoncini sta per essere nominato patrimonio mondiale dell’Unesco dal Commissario Straordinario dell’Unesco, Tiziano Ferro feat. Baby K, e i due stronzi vorrebbero dividersi anche quello. Mattoncino per mattoncino.

Adelmo Monachese