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Napoli. Aggredito da baby gang, ragazzo invoca Dio: il branco si ferma e lo crocifigge

Napoli. Aggredito da baby gang, ragazzo invoca Dio: il branco si ferma e lo crocifigge - Lercio

Golgota (NA) – Dopo le aggressioni al ragazzino di Via Foria e a quello di Chiaiano, è salito agli onori della cronaca l’ennesimo atto di barbarie compiuto da una baby gang nel napoletano. Vittima, stavolta, un tredicenne del popolare Rione Sanità, Antonio D., conosciuto da tutti perché fa il chierichetto nella Chiesa di “San Vincenzo ‘O Munacone Alla Pizza Fritta” ogni domenica (orario della messa: ogni giorno alle 11, alle 17 e alle 19, lunedì chiusi a pranzo, è gradita prenotazione).

In base alla ricostruzione dei fatti, una mattina di giovedì della settimana scorsa Antonio era in compagnia dei suoi cugini di terzo grado Pasquale e Mariotto. I tre stavano giocando su un campetto dietro l’oratorio al popolare gioco del calcio nel popolare quartiere del popolare rione Sanità. A un certo punto Pasquale si invola sulla fascia destra, salta due uomini con un sombrero fatto con la suola del piede, triangola con Mariotto, la palla gli ritorna al limite dell’area, sferra un fendente che si infila sotto l’incrocio dei pali! Nulla può Gianluigi, il portiere non vedente della squadra avversaria! 1 a zero! Gol! Goooool! Goooooooooooooooool! Per quanto riguarda l’aggressione, invece, questa è maturata nel pomeriggio del giorno dopo.

“Era sempre in compagnia di Pasquale e Mariotto – racconta un testimone che, chissà perché, sa che anche il giorno prima Antonio era in compagnia di Pasquale e Mariotto – e non so cosa stessero facendo. Quando mi sono fatto avanti per chiedere ai tre cosa cazzo stessero facendo, si è avvicinata minacciosamente una baby gang. Io, ovviamente, mi sono urinato nei calzoni e sono scappato subito verso il Vomero”.

Le baby gang, purtroppo, sono ormai diventate una tragica consuetudine nella terra di Gomorra. Le baby gang si riconoscono subito perché hanno delle baby pistole, dei baby coltelli a serramanico e i genitori portano sul paraurti della loro macchina l’adesivo “Membro di una baby gang a bordo”. La “paranza”, come viene chiamata in gergo, in questo caso era formata da cinque ragazzi bianchi, tra i 13 e i 15 anni, altezza intorno al metro e settanta, colore preferito marrone pastello, numero fortunato 11. I cinque hanno intimato ai tre ragazzi di dargli subito gli smartphone e 200 euro. È qui che si è arrivati allo scontro.

“Pare che i giovani criminali – spiega il commissario Cacciuottolo Cacciuottoli – volessero proprio la banconota da 200, quella giallina, perché non ne avevano mai vista una. Se è per questo nemmeno io, lo posso dire sul suo giornale? Abbiamo stipendi da fame”. Purtroppo, Antonio, Mariotto e Pasquale non erano forniti in quel momento di quella specifica banconota e la baby gang ha estratto i baby coltelli. A un certo punto, per placare gli animi, Antonio ha tirato fuori una banconota da 500 euro. “Questo è un affronto! – avrebbe urlato il baby capo della baby gang – non tengo il resto!”.

La tragedia è diventata inevitabile: Mariotto e Pasquale sono riusciti a scappare secondo uno schema provato e ri-provato in allenamento ma Antonio, che era rallentato nei movimenti a causa del fatto che gli scappasse la cacca, è stato immobilizzato dal quintetto di mascalzoni e ha iniziato a gridare aiuto. Purtroppo, nessuno è intervenuto, e la paranza ha infierito su di lui, torcendogli un braccio, sputandogli in faccia e facendogli un’offerta Fastweb Internet e linea fissa. Straziato dal dolore, il giovane si è allora rivolto all’unico che potesse aiutarlo: il Signore che è nei cieli che tutto vede e tutto sa, isole comprese.

Vedendo che invocava il Padre Eterno, la baby gang, composta da ragazzi molto devoti, ha avuto una crisi mistica e ha pensato di crocifiggerlo su una baby croce di legno. Antonio, tragicamente, è morto dopo un’atroce agonia di un minuto e mezzo due minuti al massimo, arrotondando. I cinque sono stati subito tratti in arresto. Il caso ha voluto che, però, dopo tre giorni Antonio sia risorto e si sia recato, come prima cosa, a far visita al carcere di Nisida dove erano detenuti i cinque baby criminali, già soprannominati da tutti “I Jackson Five” per motivi oscuri. Antonio è andato a trovarli e, dopo averli perdonati, li ha crepati di mazzate fino a ucciderli uno per uno pronunciando le parole “e muort e chi v’è muort”.
La speranza del quartiere, intanto, resta sempre la stessa: ossia che in futuro queste baby gang si sciolgano, siano sgominate o aggrediscano solo le troupe de “Le Iene”.

Stefano Pisani