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La Corte di Cassazione: “Lecito scoreggiare dal quinto appuntamento”

La Corte di Cassazione: "Lecito scoreggiare dal quinto appuntamento" - Lercio

Roma – Una sentenza, quella emessa stamane dalla Quarta Sezione Civile della Corte di Cassazione, che dirime finalmente una questione sulla quale si dibatte da sempre: qual è il momento giusto per smettere di trattenere i gas intestinali in presenza di una nuova partner?

Solo il tempo saprà dirci se la pronuncia odierna segnerà un nuovo orientamento giurisprudenziale o sarà destinata a restare un precedente isolato, ma la sensazione è che ci si trovi davanti a una pietra miliare sul lungo cammino della tutela dei diritti civili. Da oggi in poi, chiunque emetta flatulenze in compagnia di una donna appena conosciuta non potrà più essere legittimamente scaricato, a patto che ciò accada oltre il quinto appuntamento. Il giudici del Supremo consesso hanno così accolto il ricorso presentato da Alessio Iovine, detto “Er Tromba”, 25enne trasteverino che era stato piantato dalla ragazza – che frequentava da appena tre settimane – dopo aver emesso un peto in auto durante il rientro a casa. La donna – Elisa De Giorgi, 23 anni – dovrà quindi riprendere a uscire col giovane romano, dopo che sia il Tribunale che la Corte d’Appello le avevano invece dato ragione. “Una data storica per tutti gli uomini, da sempre costretti a snaturarsi e patire sofferenze indicibili nella speranza di copulare” ha dichiarato trionfale il legale di Iovine.

Memorabile l’arringa dell’avvocato, un monologo destinato a entrare di prepotenza nei tomi di Diritto Civile: “Al momento dello sfortunato episodio il mio assistito frequentava la signorina De Giorgi da quasi un mese, signori della Corte. Si era ormai al nono appuntamento tra i due, ed il signor Iovine aveva fino a quel momento offerto prova di eccezionale controllo degli sfinteri. Era infatti riuscito a trattenersi in maniera stoica già al secondo appuntamento, quando dopo ben tre ore al ristorante, una al pub e un’altra in auto a chiacchierare sotto casa della ragazza, era riuscito a tenere a bada i gas intestinali fino al momento in cui lei era finalmente scesa dall’auto; il signor Iovine aveva quindi liberato con sollievo le cinque ore di gas arretrati, salvo poi ritrovare la scoreggia ancora aggrappata alle pareti dell’abitacolo la mattina successiva, recandosi al lavoro. E che dire del quinto appuntamento, quando, dopo un’ora e mezza in pizzeria, i due passeggiarono sul lungotevere per ben un’ora e tre quarti, col mio assistito in preda a feroci crampi addominali eppure capace di trattenersi, per poi affidare i propri gas al vento solo nel momento in cui la compagna si era isolata per rispondere a una chiamata della madre. E ancora, al sesto appuntamento il ragazzo riuscì a evitare la benché minima flatulenza nonostante la cena alla trattoria “Er Mignottone”, la cui rinomata specialità è la zuppa di fagioli con le cotiche. E allora, signori della Corte, se dopo ben nove appuntamenti, dopo una cena a base di carciofi, il ragazzo non è stato capace di bloccare un piccolo peto in auto mentre si chinava a sganciare il Bullock, credo non lo si possa crocifiggere, considerato che ha anche immediatamente aperto il finestrino. E se a ciò aggiungiamo che dopo ben tre settimane la signorina De Giorgi non l’aveva ancora data al mio assistito, ritengo ci siano tutti i presupposti per stabilire un limite temporale oltre il quale le flatulenze dinanzi alla compagna siano consentite senza ripercussioni. Ritengo altresì di non esagerare auspicando che anche l’ONU si mobiliti e apporti modifiche in tal senso alla Dichiarazione universale dei diritti umani.”

Di parere diametralmente opposto l’avvocatessa della De Giorgi. “Ci sottomettiamo al volere di una giustizia maschilista, ma non ci arrendiamo e presenteremo istanza di revisione” ha dichiarato la donna ai giornalisti assiepati dinanzi al Palazzo di Giustizia: “Andremo fino a Strasburgo se necessario. Inoltre, fonti ben informate ci hanno riferito che almeno metà del collegio soffre di intolleranza al lattosio ed è quindi particolarmente sensibile all’argomento, aspetto questo che non garantisce la giusta serenità di giudizio. Una sentenza quindi a nostro avviso inaccettabile e che apre a una pericolosa deriva sociale: di questo passo finiremo per giustificare anche i calzini bianchi”.
Intanto, dalla Camera dei Deputati, giunge un comunicato ufficiale di Laura Boldrini: “La libertà di flatulenza sia immediatamente riconosciuta anche alle donne”.

Marco Usai