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Inizia sciopero della fame: respiriano muore dopo 6 minuti

Inizia sciopero della fame: respiriano muore dopo 6 minuti - Lercio

VEN (TO) – Renato Spanciulli, noto respiriano locale, ha esalato ieri il suo ultimo respiro. Fatale, per l’uomo, l’inizio di uno sciopero della fame proclamato per protesta contro l’apertura in città di una nuova cartiera i cui odori, si sa, sono particolarmente sgradevoli. “Il sabato sera mi piace godermi una bella pizza – nel senso che vado a respirare vicino alla canna fumaria delle pizzerie con forno a legna – e le esalazioni della cartiera mi guasterebbero la cena. È inaccettabile. Farò lo sciopero”, aveva detto la settimana scorsa lo Spanciulli, e le sue dichiarazioni erano state accolte con enorme entusiasmo anche dai suoi compagni respiriani, che temono che tutti i loro pasti possano essere rovinati dagli effluvi sulfurei della cartiera.

Arrivata l’ora di pranzo, ieri lo Spanciulli si è seduto a tavola e, coerentemente col fatto che i respiriani si nutrono di respiri, ha iniziato lo sciopero della fame smettendo bruscamente di respirare. Dopo circa 4 minuti e mezzo, è diventato cianotico e, tra la preoccupazione generale, ha cominciato a scalciare nell’aria con selvaggia disperazione, portandosi le mani al collo. Nonostante più persone intorno a lui lo incoraggiassero a prendere un respiro, anche piccolino, e tentassero di cavargli almeno uno dei due tappi di sughero dalle narici, lo Spanciulli si è dimostrato inamovibile, riuscendo anche a trovare la forza di scrivere su un pezzo di carta di fortuna: “Non spezzerò per nessun motivo al mondo lo sciopero della fame. Non cederò: smettetela di soffiarmi in faccia”.

La fermezza dell’uomo è stata molto apprezzata soprattutto dai compagni respiriani accanto a lui che, per cercare di sostenerlo, hanno a un certo punto tentato di fargli sorbire un po’ d’acqua fresca – dato che i respiriani, oltre ai respiri, possono assumere anche dell’acqua. La sfortuna però ha voluto che, dopo l’immenso sforzo fatto per inghiottire il goccio d’acqua, allo Spanciulli il sorso sia andato di traverso, e abbia iniziato a tossire in modo convulso, arrivando sul punto di esplodere. Quando uno dei medici presenti ha provato a fargli, a sorpresa, la manovra di Heimlich, lo Spanciulli, occhi revulsi e in preda alla rabbia più furiosa, ha sferrato una testata all’indietro e gli ha spezzato in due il setto nasale e, chissà come, il testicolo destro.

Solo un provvidenziale fiotto di vomito “a bomba d’acqua” – che ha colto in pieno i suoi fratelli respiriani – è riuscito a risolvere la malaugurata occlusione tracheale. Durante questi momenti concitati, c’è da sottolineare che lo Spanciulli non ha mai preso nemmeno un fiato, anzi: dopo il vomito ha trovato anche il modo di sputare in faccia al medico della manovra di Heimlich che, privo di sensi, veniva portato via da due barellieri. Ormai ridotto in fin di vita e in condizioni disumane – era diventato color indaco e gli stavano spuntando delle branchie ai lati del collo, come se il suo organismo cercasse di aprirsi un’altra strada per la respirazione – lo Spanciulli ha fatto segno a sua moglie di avvicinarsi a lui, mentre con un sordo “POP!” il suo polmone sinistro collassava.

La donna, intimorita dalla massa informe che era diventato il suo adorato maritino, all’inizio ha indugiato e ha armato la calibro 38 con cui solitamente va in giro, ma poi si è accostata tentando di ascoltare la flebile voce del coniuge, magari per raccogliere le sue ultime volontà. In quel momento, lo Spanciulli ha azzannato il padiglione auricolare della moglie e lo ha strappato, iniziando una rudimentale masticazione tra le grida disperate della signora. A quel punto, è stato raggiunto da alcuni colpi di mortaio e abbattuto. L’autopsia ha poi rivelato che lo Spanciulli era comunque già morto da tre minuti.
“Credo che abbia addentato la moglie per tentare di assaggiare per l’ultima volta la carne”, ha confidato un suo intimo amico, “sa, essere respiriani ha questo effetto strano: dopo un po’, ti fa diventare pazzo. Anche se non ho ancora ben capito se la pazzia è più effetto o causa”.

Stefano Pisani