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Facebook, Mark Zuckerberg rimuove i senatori USA dagli amici

Facebook, Mark Zuckerberg rimuove i senatori USA dagli amici - Lercio

WASHINGTON – “È in momenti come questi che avrei preferito rubare l’idea di Google Plus!” deve aver pensato Mark Zuckerberg al cospetto del Congresso degli Stati Uniti per chiarire la posizione di Facebook nello scandalo Cambridge Analytica.
Il CEO del social più famoso del mondo, in un elegante completo giacca, cravatta e ciabatte da doccia, ha dovuto rispondere soprattutto al modo in cui si sia entrati in possesso dei dati di 87 milioni di persone e di come siano stati utilizzati: “Be’, ce li hanno dati loro spontaneamente, chi pensava che volessero tenerli nascosti? Le foto dei cazzi, però ce le siamo tenute”.

A domanda precisa sui troll russi, Zuckerberg non nasconde la sua delusione per l’influenza sul percorso democratico: “È stato uno degli errori che mi ha ferito maggiormente. Non sono più riuscito a bere vodka da allora”.
Ma ci sono anche stati interventi più tecnici, come quando un senatore 78enne lo ha attaccato duramente per non aver condiviso con gli altri utenti la funzione che permette di cancellare del tutto i messaggi in chat una volta inviati (“Mi sarei evitato quattro costosissimi divorzi!“), mentre un altro di circa 85 anni ha chiesto: “È vero che raccogliete dati sugli utenti suddividendoli in una tassonomia di 96 categorie?”.
Al che Zuckerberg ha risposto sorpreso: “Lei è riuscito a redigere questa domanda da solo?”. “Uh, no, mi ha aiutato mia nipote di 13 anni”.

Dopo è stato un fuoco di fila di domande che hanno messo in notevole imbarazzo il giovane miliardario.
Il 93enne senatore del West Dakota, ha chiesto a Zuckerberg come si cancella la cronologia del PC, il 98enne senatore del Sud Virginia ha chiesto come si scarica l’intero Internet per poterlo portare con sé e utilizzarlo in assenza di connessione, il 108enne senatore del West Carolina dove si inserisce il gettone nello smartphone, il 245enne senatore del New New Mexico stava aspettando il discorso di George Washington.

Una volta tornato a casa il boss di Facebook ha giurato una feroce rappresaglia nei confronti di quegli ipocriti del Senato sempre pronti a sventolare la bandiera del liberismo ma che poi se la prendono con un imprenditore che cerca di sbarcare il lunario grazie agli annunci pubblicitari. Ha così acceso il suo pc e ha cominciato a rimuovere uno a uno dalle amicizie tutti i senatori che lo hanno incalzato così spietatamente di fronte a tutto il mondo, poi ha chiamato i suoi tecnici e ha ordinato di inondare i profili dei politici di contenuti sponsorizzati di siti di ninfette e lolite.
Si è versato una vodka, si è seduto sul divano e si è chiesto: “87 milioni di profili, in fondo, non è poi così tanto. Chissà quanti ne ha l’FBI?

Augusto Rasori