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ELEZIONI: DOPO GLI ERASMUS, ANCHE I RAPITI VOGLIONO VOTARE

ELEZIONI: DOPO GLI ERASMUS, ANCHE I RAPITI VOGLIONO VOTARE - Lercio

LOCALITÀ SEGRETA – «È ingiusto non darci la possibilità di votare. Siamo tanti, contiamo anche noi per il Paese». Dopo gli Erasmus e i fuorisede, ora sono i sequestrati a rivendicare il diritto di voto. «Per molti motivi non mi posso permettere di andare a votare, ma pensavo che dopo l’interessamento di Monti e dell’Europa si potesse trovare una soluzione» spiega Amedeo Camaiani di Frisinga, uno dei tanti industriali italiani rapiti durante una gara di canottaggio. Per questo è rimasto di stucco quando Palazzo Chigi ha deciso che potrà fare a meno del suo voto e di quello di tutti rapiti. «La cosa che più mi ha fatto riflettere è lo stupore che ho visto negli occhi dei miei carcerieri quando ho raccontato che non avrei potuto votare. Vengono dalla Romania e dal Liechtestein: nei loro paesi esistono specifiche forme di voto per quelli che vengono sequestrati. I rapimenti esistono da oltre 300 anni, ma mai nessun Parlamento ha aggiornato le leggi di voto. Per non parlare poi dell’indifferenza per le abduction degli alieni!» ha continuato Camaiani di Frisinga, prima di essere trascinato in un’altra grotta. La doccia fredda, per i tanti italiani rapiti (sarebbero più di due, secondo l’ultimo rapporto di “Chi l’ha visto?”) era arrivata nei giorni scorsi quando il Ministero dell’Interno aveva fatto sapere che non avrebbero potuto votare perché “proprio tecnicamente non è possibile. Non possiamo sostenere i costi della spedizione di così tante schede elettorali a Orgosolo e in Aspromonte” si legge in una nota del Viminale che, ci scommettiamo, farà ancora tanto discutere.

Stefano Pisani