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Passa la vita da imbranato cronico, a 89 anni la scoperta: non era mancino

Passa la vita da imbranato cronico, a 89 anni la scoperta: non era mancino - Lercio
(Foto: Alvaro Dellanave)

Per tutta la vita Marco Pucazzo si è sentito dire che non sapeva fare niente. E più tentava di dimostrare che si sbagliavano, più confermava avessero ragione.
Una sensazione provata fin da bambino, quando cercava vanamente di raccogliere la pappa dal piatto col cucchiaino, senza nemmeno riuscire a tirarne su abbastanza da immerdare tutta la cucina. A scuola un disastro. Non solo la sua calligrafia era orribile, e tale sarebbe rimasta tutta la vita, ma inevitabilmente finiva per impiastricciare tutto nel momento stesso in cui scriveva e ci passava sopra con la mano che reggeva la penna. A giocare a ‘lunga’ con le figurine ne perdeva a risme, a ogni partita, a biglie si raschiava le dita contro l’asfalto per la cattiva coordinazione di pollice e indice.

Con lo sport non andava meglio. I suoi tiri a calcio erano delle molli scorregge, i passaggi sempre fuori misura. A tennis si esibiva in una steccata dietro l’altra. Con peso, giavellotto, disco e martello era un pericolo per sé e per gli altri. Anche con la musica non andò meglio, per il fastidioso rumore che emetteva con fiati e chitarre, era sempre sgridato dagli operai in strada col martello pneumatico.
Una certa popolarità la otteneva solo nei pub, ricercatissimo nelle sfide a freccette o a biliardo, data la sua scarsezza (i tappeti strappati con la stecca erano ormai un rito), viste le somme di denaro perdute ogni sera.

Sulla sua vita privata andrebbe steso un velo pietoso ma noi, spinti dal dovere di cronaca, non possiamo non riportare l’opinione di Pazienza Esaurita, una delle sue ex-fidanzate: “Era una frana. Non riusciva nemmeno a coordinarsi per bere decentemente, mi ha distrutto 47 calici flute, brindando. E a letto… terribile. I peggiori ditalini mai ricevuti in vita mia. Sensibilità zero. Sembrava sempre stesse cercando di raccogliere la Nutella dal fondo del barattolo”.
Non è più tenera un’altra ex, Oronza Ultimascelta: “Era carino, anche se ogni volta che si radeva pareva freddy Krueger, poi quando i miei lo invitarono a pranzo fu una vera tragedia. Cercava di arrotolare gli spaghetti senza successo per decine di minuti, non riusciva a far ruotare la forchetta. Alla fine intervenne mia madre e glieli frullò, anche se col cucchiaio non andò molto meglio”.
Neanche il lavoro ha riservato grandi soddisfazioni a Marco. Partito con grandi aspettative nello studio della chirurgia, si arrese dopo diversi pazienti morti, soprattutto per emorragie provocate da maldestri colpi di bisturi, Marco ha dovuto ripiegare sulla meno cruenta attività di aiutante cuoco in una trattoria. Faceva sempre impazzire la maionese, ma era famosa la sua frittata, ed era uno spasso per i clienti chiedergli di farne girare una al volo sulla padella, sapendo che sarebbe inevitabilmente finita per terra.

E ora, all’età di 89 anni, la fatidica rivelazione, grazie all’incontro con un corteo di neo-fascisti che gli è passato accanto mentre si rialzava per l’ennesima volta da per terra, dato che non ha mai imparato a poggiarsi sul bastone. A Marco, vedere tutti quei bracci alzati ha provocato un immediato desiderio di ricambiare il loro cortese saluto, finché un ragazzo non lo ha fermato dopo che Marco aveva sollevato il proprio: “L’altro braccio!
Cosa?” ha chiesto Marco, stupito.
Devi usare il braccio destro, vecchio rincoglionito!
Marco ha alzato il braccio titubante.
Bravo! Così si fa!” gli ha detto il ragazzo.
E un intero mondo si è come schiuso davanti agli occhi di Marco! In tutta la sua vita nessuno gli aveva mai detto “bravo”. Per la prima volta è riuscito a fare bene qualcosa e così ha compreso la sconvolgente verità: aveva sempre utilizzato la mano sbagliata, vittima di un sistema scolastico troppo permissivo in cui non ti veniva corretta.
Un semplice, banale malinteso aveva rischiato di compromettere tutta la sua esistenza, ma Marco sa che non è troppo tardi. Sa che c’è ancora un sacco di tempo per affrontare, stavolta con la mano giusta, tutte le attività che gli hanno sino ad ora causato solo grandi delusioni, come suonare La canzone del sole, mangiare gli spaghetti, asportare una cistifellea. Ma prima di tutto il resto c’è una cosa che il nuovo Marco ora deve assolutamente fare: “Qualcuno vuole un ditalino?

Augusto Rasori