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Teologi rivelano: “Gesù aveva un cane, il suo nome era Ebaù”

Teologi rivelano: "Gesù aveva un cane, il suo nome era Ebaù" - Lercio

Ruggero Acque e Riccardo Operaio, due lisergoteologi di fama internazionale, studiano da anni antichi testi sacri nel tentativo di ricostruire la lacunosa adolescenza di Gesù di Nazareth. Infatti, dopo la nascita minuziosamente descritta, non è fatto alcun cenno alla pubertà, ai primi amori, alle bravate di Nostro Signore, come se tutto fosse stato chirurgicamente omesso, per poi ricomparire verso i 30 anni con l’escalation di autocelebrazioni che tutti conosciamo ed ammiriamo.

“Ebaù,  così aveva chiamato il suo amico a quattro zampe, è stato una figura chiave nella vita del Messia ma allo stesso tempo un elemento scomodo per il cristianesimo che non è mai riuscito a collocare la figura di un cane vicino al figlio di Dio che non risultasse blasfema” rivelano i due studiosi che ne hanno stilato la discendenza.

Figlio di due pastori palestinesi, Gesù avrebbe avuto questo cane dall’età di 12 anni fino a 27 anni quando morì, una volta solo, per cause naturali. Ebaù, figlio di Recs fratello di Less e Rin, era un pastore abruzzese che viveva nella città di Ur con la propria famiglia. Qui ingravidò la sorellastra Bianca, figlia dello stesso padre, ma di madre diversa. Recs, Ebaù, Bianca e Ior (il figlio di Less, che era nel frattempo morto) si spostarono a Carran città della Mesopotamia settentrionale per colpa di una cagnetta in calore prima di raggiungere Betlemme. Lì morì all’età di 245 anni canini.

La sensazionale scoperta sta facendo il giro del mondo: teologi e cinofili avevano quasi sempre viaggiato su binari separati ma questa scoperta è destinata a spiegare perché così pochi riferimenti e cenni biblici sulla vita di Gesù e del suo inseparabile amico Ebaù e l’avversione ingiustificata dei musulmani per i cani. I due teologi inoltre hanno fatto riaffiorare vecchie parabole di questo oscuro periodo che potrebbero rivoluzionare la formazione cristiana, come la parabola della grattata di prostata che faceva roteare la zampa posteriore di Ebaù, quella del cane che si morde la coda, la parabola del cane del cieco che abbaia ma non morde, del buon samaritano con la polpetta avvelenata e quella del viandante che dopo aver pestato una merda trovò un appartamento prima fila mare senza prenotare a Ferragosto.