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Cassazione: “Il tempo passato a sognare di lavorare va retribuito”

Cassazione: "Il tempo passato a sognare di lavorare va retribuito" - Lercio

Nell’ultimo periodo il governo ha trattato i diritti dei lavoratori dipendenti come il pubblico di Sanremo ha sopportato i comici saliti sul palco, il messaggio era chiaro: fanno pena ma bisogna farseli andar bene e sorridere. Ma la recente sentenza della Corte di Cassazione promette di segnare una vera rivoluzione per il mondo del lavoro, c’è già chi la chiama “l’11 Settembre dell’articolo 18” o anche “l’articolo 18 dell’11 Settembre”.

Entriamo nel dettaglio della decisione: dalla Primavera 2015 tutte le ore che il dipendente passerà sognando di essere sul posto di lavoro, di lavorare o di avere rapporti con colleghi e superiori saranno valutate al pari del lavoro reale e andranno regolarmente sottoposte al regime contributivo previsto dal contratto di lavoro nazionale. Una decisione che ha dello storico, oltre che del freudiano. Non finisce qui, la fase REM diventa oggetto di tutela sindacale, la sentenza è chiara: “[…]se un lavoratore, invece di regolari sogni che riprendono le ordinarie attività lavorative, sarà vittima di incubi in cui è vessato da colleghi o superiori, sarà in suo diritto avanzare cause per mobbing, in quanto la violenza psicologica subita durante il sogno rilascia nel cervello le stesse identiche sensazioni e sostanze della violenza o degli abusi provati durante il lavoro da svegli”.

La decisione ha superato le più rosee aspettative dei sindacati: i sogni di disoccupazione o di cassa integrazione potranno essere inclusi in base alla loro durata nel calcolo per la richiesta di eventuali sussidi. “Una decisione di questo genere non poteva che venire dall’Italia, nazione di inguaribili sognatori”, hanno commentato battendo forte le mani a Strasburgo.

Resta un interrogativo riguardante chi è in cerca di prima occupazione: il tempo trascorso a sognare un lavoro potrà fare curriculum? C’è ottimismo ma per saperlo si dovrà aspettare la prossima pennichella del presidente della Corte di Cassazione.

Adelmo Monachese