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Agenzia licenzia copywriter durante un briefing: aveva usato correttamente il “piuttosto che”

Agenzia licenzia copywriter durante un briefing: aveva usato correttamente il “piuttosto che” - Lercio
(Foto: Ferdinando Sossure)

MILANO – Quando si osa sfidare i giganti, il rischio è quello di rimanere schiacciati. Non deve averci proprio pensato ieri Aurelio Comma, 25 enne originario di Isernia, con una laurea magistrale in “Comunicazione e Marketing” conseguita duramente, ma che ora grida vendetta.
Assunto come stagista dall’agenzia pubblicitaria italiana Straatchi & Secchi, per due anni il Comma aveva mantenuto un basso profilo: stanza di 2,5 mq in appartamento condiviso con studenti pugliesi del NABA, scatole di tonno per compensare gli aperitivi di un sabato sì e l’altro no, ma soprattutto tanto sacrificio sul posto di lavoro.
Aveva finalmente scalato il suo “piccolo Monte Miletto” -come usava riferirsi alla progressiva ascesa della sua carriera- ed era diventato Vice Copywriter Junior Aggiunto.
Ma la superbia ha un prezzo alto da pagare. Quando ieri il Comma è entrato per la prima volta nella sala riunioni open space/gluten free dell’agenzia, racconta di aver “provato una sensazione magica” e l’euforia del momento deve avergli fatto perdere quella lucidità necessaria per restare con i piedi per terra.
La cronaca parla chiaro: una volta finito l’intervento del Key Account Manager, Comma viene interpellato dall’Art Director ad illustrare la nuova strategia content viral. Ma nel momento in cui l’incauto copywriter afferma di “voler tornare a utilizzare parole in italiano, piuttosto che gli inutili anglicismi usati a cazzo per descrivere cose o mestieri, solo perché fa più figo”, il Content Manager è schizzato in piedi, lamentandosi pubblicamente con il General Manager sull’uso corretto della lingua italiana, fino a dichiarare il licenziamento in tronco del Comma, il quale viene subito accompagnato all’uscita dallo Human Traffic Building Manager, ovvero il portiere del palazzo.
Chissà quali scenari si prospetteranno per la carriera di Aurelio Comma. Quel che è certo è che non è solo: l’Associazione Italiana per i Diritti del Buon Oratore, in collaborazione con l’Accademia della Crusca, riferisce di centinaia di casi simili registrati in diverse agenzie di comunicazione, redazioni, saloni di bellezza, caffetterie, edicole, e sono pronti a farsi carico anche della situazione del Comma, attraverso l’apertura di una Class Action. O meglio, un’azione legale comune.

Simone Verrocchio